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Sul pannello si legge: Numerose tracce della Signoria carrarese sono emerse all'interno della Basilica del Santo. Nel 1350 Jacopo II da Carrara e il vescovo Ildebrando Conti accolsaro in Basilica il cardinale Guido de Boulogne per la ricognizione del corpo del Santo. Nobili famiglie vicine ai Carraresi, come i Lupi di Soragna e i Conti, scelsero di erigere i propri mausolei nelle cappelle della Basilica. La cappella della Madonna Mora, corrispondente all'area della prima chiesetta di Santa Maria Mater Domini, è arricchita dalla statua policroma di Maria, opera del 1396 di Rinaldo di Francia, probabile autore anche del clipeo con il ritratto di Stefano da Carrara ai Musei Civici. Accanto alla cappella si trova il monumento funebre di Raffaele Fulgosio, celebre giurista dell'Università . Contatti ancor più serrati con le memorie carraresi si riscontrano nella cappella del Beato Luca, fatta erigere tr il 1380 e il 1382 da Naimerio e Manfredino Conti, esecutori testamentari di Fina Buzzaccarini. Autore degli affreschi fu Giusto de' Menabuoi, pittore della corte dei Carraresi, che dispiegò sulle pareti della cappella, con inedito senso della spazialità , le storie dei Santi Filippo e Giacomo. Al centro, nella lunetta, campeggiano i Ritratti dei committenti presentati alla Vergine da Sant'Antonio, il Beato Luca, San Francesco e San Ludovico da Tolosa. A destra dell'abside è raffigurato il Beato Luca orante, a sinistra Sant'Antonio mostra al Beato la città liberata dalla tirannia di Ezzelino. Nella Crocefissione di San Filippo Giusto inserisce i ritratti di Francesco il Vecchio, nella figura del centurione, e quelli di Ezzelino e Guido, figli di Beroaldo Conti. Nel sottarco della prima cappella del tornacoro a destra, oggi cappella delle Benedizioni, la stessa che nel primo Trecento era posta sotto il giuspatronato della famiglia Scovegni, furono affrescate teste di Sante, mentre sulla parete d'ingresso campeggiava una Crocefissione: si tratta di brani assegnabili alla prima fase padovana di Giotto. Nello stesso periodo in cui era impegnato con la famiglia Scrovegni Giotto avrebbe lavorato anche ad una importante commissione dei frati: gli affreschi della Sala del Capitolo, di cui si possono ammirare un San Francesco che riceve le stimmate un Profeta, frammenti di una Crocefissione e Santi francescani. Nell'andito che mette in comunicazione la Basilica con il Chiostro del Capitolo si trovano le tombe del podestà di Padova Federico da Lavellongo e di due intimi dei Carraresi e del Petrarca, Bonzanello e Nicolò da Vigonza, in un contesto arricchito da una pregevole Incoronazione della Vergine di Gisto de' Menabuoi. Nel chiostro si trova la tomba del giurista Raniero Arsendi, chiamato nel 1344 da Ubertino ad insegnare all'Università . Sul sagrato della chiesa è infine il monumento funebre di Rolando da Piazzola. La casa che si trova al civico n.19, di fronte alla Basilica, fu donata da Francesco Novello all'Università dei Giuristi, per compensarli delle prebende che avevano perduto in seguito alla separazione dall'Università degli Artisti. Vi abitò Donatello durante il soggiorno padovano. |
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