Sul pannello si legge: Nella Cronaca carrarese di Andrea Gatari si legge che Francesco il Vecchio da Carrara, temendo per la propria vita, deliberò "di fare un castello forte nella città, et avuto consiglio da un valente ingegnere, nominato Maestro Nicolò della Bellanda... deliberarono di farlo a S. Tommaso, et a S. Agostino, ove erano e sono le torri del perfido messer Eccelino da Romano, come luogo più forte della città". L'area corrispondeva in effetti, da tempo immemorabile, al luogo più fotificato della città, come conferma il ritrovamento di un muro romano di trachite "parte delle mura di Patavium" e di fortificazioni di epoca altomedievale, forse relative al presidio bizantino espugnato nel 602-603 dai Longobardi. Nel punto in cui il Bacchiglione si divide nel Tronco Maestro e nel Naviglio interno, creando una situazione idrograficamente protetta, Nicolò della Bellanda realizzò tra il 1374 e il 1378 l'impianto quadrangolare del Castello, con la corte centrale e gli accessi protetti da rivellini e da ponti levatoi. Il Castello, del quale a metà Quattrocento Michele Savonarola celebrava la dignità, la bellezza, l'abbondanza di camere magnifiche e decorate, occupa una superficie di 7.400 mq. Il fortilizio si articola in un'ala meridionale, occupata dagli alloggi delle truppe e dal magazzino militare, e in altri blocchi architettonici posti a nord e ad est, destinati alla residenza e alle attività dei signori. Nell'ala ovest si riconoscono, sotto la pavimentazione attuale, le ripartizioni dei locali ezzeliniani. Pure ad Ezzelino è imputabile la riduzione di una porta cittadina in porta castellana, trasformata in porta d'acqua dai Carraresi. Nel muro del rivellino fu rinvenuta durante i restauri una teca di fondazione con una moneta di Francesco il Vecchio. Con la conquista veneziana del 1405 iniziò il declino del Castello, che, pur mantenendo la funzione di sede delle milizie venete, a metà Cinquecento ebbe alcune sale trasformate in deposito di granaglie. Dal 1767 al 1777 la sua destinazione mutò, con la costruzione dell'Osservatorio astronomico. Nel 1806 il governo napoleonico ordinò la trasformazione del Castello in casa di forza, destinazione mutata poi in casa di pena, ora trasferita in via Due Palazzi. |