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Sul pannello si legge: Preziosa testimonianza della Reggia Carrarese è la Sala dei Giganti, originariamente di dimension minori rispetto a quelle attuali. La sala era stata decorata, tra il 1368 e il 1380 circa, con un ciclo di affreschi raffigurante la vita e l'esempio di grandi uomini dell'antichità, ispirato al De viris illustribus, incluso nel Compendium di Francesco Petrarca. Non si sa se si trattasse di ritratti isolati o inseriti all'interno di scene nerrative. Il Savonarola, che vide la sala a metà del Quattrocento, riferisce che le figure erano trentasei, diciotto per parete, "auro optimoque cum colore depicti" (dipinti in oro e con ottimo colore). Iniziato forse da Guariento, il ciclo pittorico fu poi continuato da Altichiero, coadiuvato da Ottaviano da Brescia e da Jacopo Avanzi. Di questa perduta decorazione rimane oggi soltanto, probabilmente rimaneggiato, di Francesco Petrarca. Promosso da Francesco il Vecchio da Carrara, il ciclo esprimeva un chiaro intento di autocelebrazione, che individuava nella Roma antica la fonte legittima della sovranità e si inseriva perfettamente nel clima culturale intriso di classicismo della Padova trecentesca. Dal 1390 le fonti citano una sala nuova degli uomini illustri (perduta), con i fatti d'armi dei principi carraresi dipinti a monocromo con terra verde. L'apetto attuale della Sala dei Giganti risale alle ristrutturazioni cinquecentesche che coinvolsero l'intera Reggia. Il committente, Girolamo Cornaro, nominato capitano di Padova il 20 ottobre 1528, scelse di ristrutturare la sala del trono, la più prestigiosa fra le sale di rappresentanza della Reggia. Il ciclo pittorico che oggi si ammira fu realizzato fra il 1537 e il 1541, sull'esempio di quello trecentesco perduto, da Domenico Campagnola, Gualtiero Padovano, Stefano dall'Arzere, Lambert Sutris. Entro un fitto colonnato architettonico si dispiegano le figure di cinquanta eroi dell'antichità, raffigurati in dimensioni gigantesche e sovrapposti a scene narrative, la cui descrizione è contenuta entro cartigli. Un fregio con figure mitologiche e stemmi di famiglie nobili veneziane corre lungo il perimetro al di sotto del soffitto. Al centro di ogni arete campeggia lo stemma di Girolamo Cornaro. Si riconoscono inoltre gli emblemi di Muazzo, famiglia di apparteneza della moglie del capitano, dei camerlenghi Vincenzo Marini e Andrea Memmo, del podestà Marco Antonio Contarini e del capitano successore del Corner, Lorenzo Priuli. |
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