Sul pannello si legge: Unica testimonianza architettonica dell'antico palazzo Papafava, che occupava la cosiddetta isola del Gallo nella Contrada di San Martino, è la Torre Carrarese, che si erge in via Cesare battisti, di fianco All'Università . Mozzata sulla sommità e ora teminante con una copertura, la Torre e le case adiacenti, di proprietà dei Papafava, costituivano uno di quei complessi turriti di cui Giusto de' Menabuoi ci ha lasciato un vivo ricordo nell'affresco con la Veduta diPadova, conservata nella cappella Conti alla Basilica del Santo. In questo complesso turrito andò ad abitare nel 1318 Jacopo I il Grande, non appena eletto Capitano del Popolo. Nel 1345, in seguito alla confisca dei beni di Marsiglietto Papapfava, fatto trucidare dopo quaranta giorni di regno da Jacopo II, le case passarono in proprietà dei Carraresi. Vicino alla torre si trovava l'Hospitium bovis, il più bell'albergo dell'epoca, dotato di stalle con la possibilità di ospitare fino a duecento cavalli e di circa quaranta stanze dai nomi suggestivi: della rosa, dell'angelo, del belvedere, della ghirlanda, della corona, del giglio. Il riferimento al bue, che compare nell'insegna dell'albergo, deriva dalla vicinanza alle "beccherie". L'albergo era di proprietà dei Carraresi, che lo facevano gestire da personale esperto. Alla fine della signoria il Novello cedette l'albergo al macellaio, Giacomo Marcolini del fu Bolzanino da Ravenne. Un suo discendente, Giacomo de' Bolzanini, laureato in legge e uomo di grande generosità , nel 1493 lo cedette in enfiteusi al rettore dell'Università . Il Bo, smessa la funzione alberghiera, è diventato la sede del centro della rioeganizzazione universitaria. |