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Sul pannello si legge: L'attuale Piazza delle Erbe anticamente era denominata "Piazza del Vin" perché vi si vendeva all'ingrosso il vino che arrivava dalla campagna. In quest'area erano assai numerose le taverne, le osterie e le caneve, locali in cui si poteva mangiare e bere o semplicemente acquistare il vino. Il commercio del vino era affidato agli osti che per esercitare dovevano essere iscritti alla fraglia. Unica eccezione per i proprietari terrieri che potevano vendere il vino e l'uva che producevano senza essere iscritti. I canevari e i tabernari sono documentati a Padova già dal XII secolo ma la professione, inizialmente lasciata alla libera iniziativa, divenne via via sempre più regolamentata.. Nel Trecento la fraglia controllava l'affidabilità degli osti per garantire la qualità del servizio e perché i locali di vendita non divenissero posti di malaffare. A tale proposito i Carraresi stabilirono l'obbligo per gli osti di denunciare chi portava armi e il divieto di dare ricovero a ladri e prostitute. La fraglia degli osti si riuniva nella chiesa di San Giobbe, non più esistente, nell'area nord orientale dell'attuale caffè Pedrocchi. Successivamente si spostò nell'Oratorio di San Sebastiano, verso il Duomo. Frequenti furono le contese con la fraglia dei portatori di vino, per motivi sia di mercato che di dazi. Non mancarono tuttavia le intese, nel comune intento di frodare il dazio imbrogliando sulla misura e sul riempimento dei mastelli, al punto che il governo veneziano nel 1554 ne stabilà la bollatura. Ai portatori di vino spettava l'onere di portare le vettovaglie in caso di guerra e l'acqua in caso di incendi. Poiché compivano questo servizio per il Comune venne dato loro in uso un locale chiamato chasa de la nostra fraia. |
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