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Padova Pannelli Mirabilia   38 La guerra di Padova e la fine della Signoria dei Carraresi modi: foto mappa
La guerra di Padova e la fine della Signoria dei Carraresi
Sul pannello si legge: La situazione di Francesco Novello alla fine del 1404 era gravemente compromessa: in una lettera di sfida a Venezia aveva annunciato di non essere stato trattato da amico e perciò di sentirsi libero di "farsi i fatti suoi". Il 23 novembre era morta la moglie Taddea e nei primi mesi del 1405 la situazione era peggiorata a causa del tradimento del fratello naturale Giacomo, passato a Venezia. Scoperta la congiura, Giacomo fu messo in carcere, dove morì forse per un incendio o forse per mano dello stesso Novello, e anche gli altri congiurati furono condannati a morte. Nel giugno del 1405 Giacomo dal Verme, comandante delle truppe mercenarie al soldo dei Visconti, giunse al Bassanelo a rafforzare l'assedio posto dai Veneziani. Padova iniziava a soffrire la fame, mentre Venezia offriva al Novello la possibilità di salvare se stesso e i suoi beni in cambio alla rinuncia alla signoria. Este e Montagnana strette d'assedio si dettero a Venezia e anche Verona difesa da Giacomo, figlio del Novello, si dette alla Serenissima, non per odio verso i Carraresi che avevano governato con giustizia ma per stanchezza della guerra. Giacomo fu mandato prigioniero a Venezia, mentre i figli legittimi e naturali - tranne Francesco III e Giacomo - furono mandati in salvo a Firenze. Il Signore resisteva all'assedio, anche se ormai la gente del contado, per fuggire alle truppe nemiche, s'era rifuggiata in città, presso i conventi e sotto i portici. Nel mese di luglio anche la peste si abbattè sulla popolazione. morirono migliaia di persone, tra le quali anche Ada Gonzaga, sposa di francesco III. Francesco Novello, senza più mezzi, chiese ai frati della basilica di Sant'Antonio oreficerie del valore di 1720 ducati d'oro, cedendo in cambio la gastaldia di Anguillara, primo nucleo dell'Arca del Santo. Vendette poi al macellaio Giacomo Marcolino l'Albergo al Bo, che a fine secolo veniva ceduto in enfiteusi al rettore dell'Università, diventando palazzo centrale dell'Università. Francesco Novello era asseragliato nel Castello quando le truppe nemiche, dopo aver corrotto le guardie a Porta Santa Croce, entrarono in città senza alcuno spargimento di sangue. Recatosi in campo nemico per concordare la pace, al Novello fu consigliato di andare a Venezia per trattare. Ingannato dal consiglio fraudolento si recò a Venezia col figlio, Francesco III. Dapprima tradotti nel convento di San Giorgio Maggiore, furono in seguito strozzati in carcere per disposizione del consiglio dei X e su istigazione di Giacomo dal Verme.
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